mercoledì 13 febbraio 2019

Dove metto i soldi?

Questa è sicuramente la domanda più in voga da quando ho aperto il blog. Oggi provo a rispondere, seguendo i miei pensieri (e l'evidenza storica).

All’improvviso (?) quindi, ci si è scoperti in deflazione.

Ma cosa significa deflazione? Quali sono le sue conseguenze e soprattutto le possibili vie di uscita?

Chi segue Borsole sa che da anni parliamo del problema euro, ma effettivamente poco abbiamo detto suI problema globale di un mondo che rischia una deflazione “perenne”, con inflazione inchiodata al palo.

Lo studio empirico ci porta alla causa principale di quasi tutte le deflazioni esistite ed esistenti, il debito. E per essere chiari, la maggior parte delle volte il debito che ha condotto alla deflazione è stato di tipo privato, NON pubblico, come la massa di cialtroni che costantemente occupa la televisione vuole farsi credere.

Deflazione da debiti
La deflazione è un evento drammatico per la società, una spirale che porta povertà, declino e morte.

Questo scrivevo nel luglio del 2017:

La deflazione è una caduta del livello dei prezzi, misurata con il tasso di inflazione, generalmente accompagnata da riduzione o stagnazione della produzione e del reddito. Se guardiamo alla Grande Depressione o alla crisi giapponese ci accorgeremo che entrambe sono state conseguenza di una deflazione creata dall'alto debito contratto da privati ed imprese.

Tutte le deflazioni si originano dallo scoppio di una bolla finanziaria causata da troppo debito privato (e non pubblico!). I debiti pubblici si alzano per riparare le perdite delle banche dovute al debito privato (vi ricorda niente?) o come nel nostro caso perché qualcuno pensa bene di ridurre la domanda interna ed i salari con l'austerity per recuperare competitività (Monti docet, insieme all'unione europea ed all'euro). Insomma si impoverisce un intero paese per far quadrare i conti, visto che l'aggiustamento del cambio non è possibile. Così vi ho anche spiegato perché le politiche montiane del 2011 stanno facendo saltare le banche oggi nel 2017. Tutti i vari MPS, banche venete, etruria e via discorrendo, sono il risultato dell'austerity ed ovviamente (non facciamo sconti a nessuno) di una gestione diciamo "giocosa" da parte dei loro dirigenti. Ma dovrebbe essere ovvio e logico che se spremo le aziende già in difficoltà e le costringo a chiudere, quelle non possono rimborsare i prestiti e si generano i famosi NPL.

I passaggi per arrivare alla deflazione sono i seguenti:
1. (S)vendita dei beni acquistati a debito, perché non si riesce più a pagare quel debito. Il problema è che tutti vendono, quindi il prezzo dei beni scende. Le banche vedono crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni (le banche italiane ad esempio sono piene di immobili messi a bilancio ad un prezzo irrealistico proprio per non peggiorare la situazione).
2. I "polli" debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo i loro beni. Si perché durante le bolle le persone prendono prestiti in banca per investire in borsa, magari in azioni... Guardate "il capitale umano" per avere un'idea. 
3. Questo provoca un crollo generalizzato del livello dei prezzi e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali (i prezzi scendono, ma il mio debito mica si cancella...) Il crollo dei prezzi dei beni o delle azioni danneggia la garanzia dei debiti (ciò che garantiva il debito vale di meno e può non essere più sufficiente). Si diventa tutti potenzialmente più poveri e quindi si tira la cinghia, consumando meno.
4. Se i patrimoni e le garanzie valgono meno e la gente non consuma che succede? Che le aziende falliscono o se sono fortunate vedono solo crollare i loro profitti. I privati e le persone normali, soprattutto i più deboli, finiscono ad elemosinare per strada ed a dormire in auto. Qualcuno si spara o si impicca, così, en passant. 
5. Nessuno investe più perché non può indebitarsi, i salari scendono o non vengono pagati, la gente perde il lavoro e si consuma ancora meno.
6. La fiducia nel sistema muore, e tutti diventano formiche. Non si spende e si accumula il più possibile, con la conseguente diminuzione della velocità di circolazione (V) della moneta, che fa diminuire ancora i prezzi secondo la famosa formula P*Q = M*V.
7. Per finire, il tasso di interesse nominale scende e quello reale aumenta, visto che l'inflazione è negativa (siamo in deflazione ricordate?)


Poi proseguivo parlando del Giappone, etc. Chi vuole rinfrescarsi la memoria segua il link.

Ricordo che a complicare tutta la faccenda nel nostro caso ci si mette l'euro. Infatti chi obietta che da noi i tassi sono sempre più alti che in Germania (il famoso spread), non ricorda che questo è un effetto dovuto alla moneta unica, che manda i capitali in luoghi più sicuri visto che non vi è il rischio di cambio. Rischio di cambio che, appunto, si scarica sullo spread. Per chi non lo avesse ancora capito, lo spread misura, oggi, il rischio di cambio tra i paesi. Ora che una nuova crisi morderà però, l’economia tedesca fatta tutta di export, soffrirà parecchio.

Possiamo dunque, già iniziare a dare una parziale risposta alla domanda nel titolo. Sicuramente i soldi, non vanno messi nell’economia tedesca. Scordatevi il DAX!

Ma andiamo a vedere come può finire tutto ciò. Sempre dall’articolo:

Le possibilità sono quattro:

1. La crisi si risolve con una crescita futura del debito inferiore a quella del Pil, attraverso un calo del debito in termini nominali.
2. Un aumento nominale della crescita attraverso la creazione di inflazione riduce il rapporto debito/crescita economica.
3. La contrazione del debito avviene ad opera di fallimenti generalizzati pubblici e privati.
4. L’economia cresce così tanto da far diminuire il rapporto debito/PIL.

Scartata l'opzione 4 (l'Italia non cresce a ritmi sostenuti dagli anni 60') e la 2 (l'inflazione langue e stiamo tornando in deflazione, e non abbiamo una moneta da svalutare), rimane l'ottimistica 1 (dovremmo riuscire a tagliare la spesa senza avere conseguenze sui consumi oppure a portare il rischio paese al pari di quello tedesco...daje a ride!) e la più probabile 3, se si vede l'ormai continua emorragia di giovani che abbandonano il paese e i continui fallimenti aziendali accompagnati da abbassamento salariale (aiutato dalle tante "risorse" che vengono accompagnate in Italia). Insomma un bel default, che secondo me avverrà entro massimo 5 anni se nulla cambia (massimo perché saranno già dolori quando Draghi uscirà di scena, nel 2019). Prima del default verrà la Troika a rendere anche noi come la Grecia,
"uno dei più grandi successi dell'euro" – cit. Mario Monti

Per la cronaca l’opzione 2 è stata quella utilizzata dall’Italia negli anni ’70-’80, oggi irrealizzabile anche perchè non abbiamo la nostra moneta, mentre la 1 è quella che si è realizzata nel 50% dei casi analizzati.

Ma la 3 rimane sempre la più probabile, soprattutto in europa e soprattutto se la direzione política non cambierà (austerity). La struttura Leuropea (area valutaria non ottimale, limiti ad minchiam come il 3% del deficit/pil, fiscal compact da noi) e fatta per portarci al disastro.

Il  solo modo per affrontare la deflazione è quello Keynesiano: il governo prende in prestito, si indebita e spende i risparmi del settore privato, immettendoli nell’economia reale, non dandoli a delle banche private!

Però, c’è un però...

In Giappone e in America neanche seguendo questa via si è ottenuto un ripristino dell’economia, che continua ad arrancare, ma almeno è stato possibile assorbire la disoccupazione. Insomma sembra che ormai non ci sia via d’uscita a questa situazione!

Anche se i governi si ostinano a dare soldi alle banche, che li usano per ripristinare il loro patrimonio, NON per darli in prestito, è vero che uno dei risultati delle politiche Keynesiane può essere la stagflazione, una brutta bestia. C'è da dire però, anche qui, che Keynes non fu mai ascoltato fino in fondo. Infatti lui diceva di investire nelle crisi e risparmiare nei periodi ottimali, cosa che nessuno ha mai fatto! In più nelle stagflazioni passate il mercato era "drogato" dai cartelli dell'energia.

Per uscire dalla crisi lo stato deve indebitarsi di più, per aumentare la spesa pubblica e creare una sana inflazione, che riduca il debito accumulato costantemente.

Altra via non c’è. Se questo non funziona significa che lo stock di debito è troppo alto e la fiducia troppo bassa, e quindi si può solo fare RESET, nessuno sa con che conseguenze.



E quindi? ‘Sti sordi ‘ndo 'i mettemo?
Bisogna ragionare su questi scenari. Dove andranno a finire i soldi dei grandi investitori, se le politiche monetarie non cambieranno?

La paura di tutti i vari governatori che le borse possano crollare (cosa che dovrebbero fare, per applicare anche una redistribuzione dei redditi dal capitale al lavoro) spingerà questi figuri, dove possibile, ad abbassare ancora di più i tassi d’interesse. I titoli di stato quindi saliranno di prezzo.

Al momento i titoli di stato migliori in assoluto come rapporto rischio e beneficio sono quelli statunitensi (treasury) a 30 anni, anche se per noi europei hanno come contro il rischio di cambio. Si può valutare anche l’acquisto dei titoli italiani: in caso di nuovo QE anche loro si rivaluteranno ed il debito italiano è sostenibile. Il problema è che in europa sono pazzi e potrebbero far affondare tutto il sistema solo per tenere il punto sull’austerity.

Altra alternativa è giocare al ribasso, sul crollo delle borse, soprattutto il DAX, quando verrà il momento.

Il mattone renderà ma solo in zone di pregio, che risentiranno meno della caduta generale dei prezzi. Gli affitti diventeranno più rischiosi perchè in una tale crisi il rischio che l’inquilino non paghi il canone è altissimo. Meno rischioso l’affitto a studenti e per case vacanze.

Se riusciste ad individuare una banca solida, anche la liquidità sarebbe un investimento (siamo in deflazione ricordate?) Peccato che grazie al bail-in l’Italia è un campo minato.

Tutto il resto, inclusi diversi fondi, sono per me ad alto rischio, perchè non sapranno più dove andare a cercare rendimenti. Quindi o compreranno treasury, oppure... boh! Ma se devono comprare treasury allora perchè pagarli per il servizio? Compriamoceli direttamente no? Ahhhh siamo costretti per legge, perchè solo così si usufruisce degli sconti fiscali! Giusto, giusto...

Per affrontare periodi bui, consiglio una casa con terreno fuori città, pannelli solari e magari un pozzo. Ed un bel fucile, servirà anche quello quando finiranno i sandwich all'avocado... 

Poi c’è il cigno bianco: tutto si risolverà per il meglio e la crisi finirà.

Ora sapete tutto (quello che so io) e potete fare una scelta (o informarvi ancora di più).

27 commenti:

  1. Oltre agli investimenti indicati da Ivano, secondo me, un altro tra i migliori posti dove mettere i soldi è l'oro. Il vero grande boom del metallo prezioso avverrà tra il 2020 e il 2021, ma già da adesso è conveniente accumulare posizioni sulle debolezze.
    Perchè lo dico?

    https://fred.stlouisfed.org/graph/graph-landing.php?g=mYBE&width=670&height=475" scrolling="no" frameborder="0"style="overflow:hidden; width:670px; height:525px;" allowTransparency="true"></

    Questo grafico l'avevo già proposto qualche tempo fa: mostra la relazione inversa tra il tasso di interesse reale (tasso nominale - tasso di inflazione) e il prezzo dell'oro. Come si può vedere chiaramente dal grafico il prezzo dell'oro sale al calare del tasso di interesse reale e cresce all'aumentare dello stesso. La relazione è facilmente spiegabile: l'oro non paga nè cedole nè dividendi, per cui la convenienza nel detenerlo dipende dal tasso di rendimento delle attività alternative. Quando i tassi di interesse sono bassi la convenienza nel detenere attività infruttifere come l'oro aumentano di conseguenza e il metallo giallo diventa più appetibile.

    Ora quando la Federal Reserve, per rispondere alla recessione che sta arrivando, metterà in atto misure di allentamento della politica monetaria (abbassamento dei tassi a zero e, quasi sicuramente, un nuovo QE) guiderà verso il basso i tassi di interesse reali inviando il messaggio che l'economia non sta girando per il verso giusto. I picchi dei prezzi dell'oro avverranno durante i periodi di tassi reali negativi, cioè quando il tasso di inflazione, pur calando, resterà superiore al tasso di interesse nominale (vedi nel grafico il periodo 2011-2012). Anche questo è facilmente spiegabile: il tasso reale negativo è la condizione in cui i creditori stanno perdendo soldi e quindi sono più inclini a comprare oro anche se infruttifero. Ricapitolando, per comprendere i movimenti del prezzo dell'oro è cruciale conoscere le variazioni dei tassi di interesse reale.

    L'oro (monete, lingotti) va comprato direttamente e detenuto al di fuori del sistema bancario (per capirci non in cassette di sicurezza delle banche) perchè può essere facilmente confiscato quando il paese inizia ad avere problemi di debito troppo alto (vedi il caso Grecia).

    In alternativa all'acquisto del metallo giallo, se si vuole un minimo di effetto leva, si possono comprare ETF che investono in aziende minerarie. Ne consiglio due (ISIN IE00BQQP9F84 e ISIN IE00BQQP9G91). Il secondo investe in aziende estrattive di piccole dimensioni, potenzialmente più redditizie di quelle di dimensioni più grandi che hanno difficoltà a sfruttare con profitto miniere ormai al limite dell'esaurimento.

    https://invst.ly/a17p0

    Nel grafico si può vedere l'andamento dei prezzi dei due ETF proposti (la linea più alta è quella del secondo ETF) rispetto ad un ETF i cui prezzi variano al variare del prezzo dell'oro. L'effetto leva è circa x 2,8 per il primo e x quasi 5 per il secondo.

    Infine in quest'ultimo grafico relativo al primo ETF proposto

    https://invst.ly/a17za

    possiamo vedere la situazione dei prezzi attuali. Faccio notare che si è appena verificato il cosiddetto "incrocio d'oro" (media mobile a 50 giorni che incrocia dal basso verso l'alto la media mobile a 200 giorni) con livello dei prezzi al di sopra delle linee delle medie, un chiaro segno di trend rialzista.

    Quando questo si è verificato nel 2016, guardate i prezzi dove sono arrivati!

    Ciao
    Fabio

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    1. Ciao Fabio,

      Come sai sono entrato short sull'oro circa 1 mese fa, con la condizione che se la FED cambia rotta, ovviamente bisognerà girarsi (come commentavo lo scorso aggiornamento). Un mark-up a cavallo del 2020-2021 è coerente con altre analisi fatte, e con il fatto che se la FED cambia policy ci vorrà comunque un po' per far arrivare il denaro a disposizione. Sul detenere oro fisico due precisazioni: 1) la legge vi impone di pagare il capital gain anche se avete tenuto le monete sotto il materasso 2) io non so perchè, ma i ladri sanno benissimo se tieni certe cose in casa...

      Giusto per avere un quadro completo sull'acquisto dell'oro.

      Su Borsa italiana c'e`un ETF 3x sia al rialzo (JE00BYQY4X40) che al ribasso (JE00BYQY4L28)

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  2. "1) la legge vi impone di pagare il capital gain anche se avete tenuto le monete sotto il materasso"
    Su questo punto non ci piove.

    "2) io non so perchè, ma i ladri sanno benissimo se tieni certe cose in casa..."
    Qui dipende molto dall'ammontare di oro detenuto in casa. Per poche monete i costi annui del servizio di custodia in una cassetta di sicurezza bancaria non ripagherebbero neanche il prezzo dell'investimento. Se invece si tratta di grossi investimenti in lingotti, il modo più sicuro di detenzione probabilmente è l'oro allocato custodito in caveaux di aziende private specializzate.

    Nessun investimento, neppure in oro è privo di rischio. Ad esempio i due ETC che hai citato, essendo titoli di debito, sono soggetti al rischio di fallimento dell'emittente, nel qual caso difficilmente si rivredranno i propri soldi, ma non per questo non bisogna investirci.

    L'importante è essere consapevoli di tutti i rischi che si corrono ed accettarli.

    Ciao
    Fabio

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    1. Esatto Fabio, grazie per le precisazioni che condivido in pieno

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  3. Ciao
    Ma investire in t-note o in etf che li replicano non espone troppo al rischio cambio?

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    1. "There is no free meal" per l'appunto. Al momento per quel che mi riguarda c'è una forza relativa dell'euro sul dollaro, ma nel momento in cui girerà il vento sarà ancora più un affare, guadagno dai tassi e dal cambio.

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    2. Se non ricordo male in passato sostenevi che il cambio sarebbe andato più verso 1,30 che verso la parità. Hai cambiato opinione? Comprare ora dollari non è detto che sia un'affare.

      Altra cosa: siccome ritengo che la maggior parte della gente abbia del risparmio mensile da infesinve piuttosto che un capitale importante, sarebbe interessante che dessi la tua opinione come fare fruttare un pac rispetto a un pic. Su cosa investire e con quali modalità, se con rata costante o variabile a seconda di qualche segnale prefissato.

      Grazie. Mimmmo

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    3. Ciò Mimmo non ricordo di aver mai detto che il dollaro sarebbe arrivato a 1,3 recentemente. Se ti riferisci a 2 anni fa ne è passata di acqua sotto i ponti!

      Come detto più volte per me i PAC sono Pac-chi (come i PIR), nel senso che nessuno può, oggi, garantirti un rendimento, quindi devi essere pronto a muovere i soldi da una parte ad un'altra.

      Una volta compravi casa e BOT, e a fine carriera TFR e 80% dell'ultimo stipendio - bella la vita vero?

      Se hai del risparmio mensile, puoi farti un PAC con gli evergreen, oro e treasury, che se non aumentano di valore in 30 anni, almeno al 99% non falliranno.

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  4. cosa ne pensi di gpinvest e lambrenedetto (se li conosi)?

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    1. Col primo abbiamo visioni differenti (almeno dai 2-3 video che ho visionato) e il secondo lo conosco e non ho un'opinione precisa. Su alcune cose sono d'accordo su altre no. Tutto normale insomma.

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  5. Si mi riferivo a un paio di anni fa.
    Ma un pac di lungo periodo a fini pensionistici su msci world è una brutta idea? Magari con rate più sostanziose nei ribassi.

    Grazie. Mimmo

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    1. Mimmo, l'importante è che capisci che un fondo non ti da nessuna garanzia, al contrario di quello che ti raccontano. E' sempre un portafoglio di prodotti finanziari gestiti da un privato, che può fallire come altri. Al limite fatti un portafoglio con vari fondi, obbligazioni, ed azioni di società tradizionalmente resilienti, come i farmaceutici.

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  6. Ma quali fondi?! Io parlo di ETF su azionario mondiale paesi sviluppati. Il classico SWDA. Ter basso e ti posizioni su 1500 titoli su capitalizzazione mondiale.
    Ciao. Mimmo

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    1. Ohi Mimmo, capisci a me! Non è l'idea cattiva, è chi gestisce che può non essere sicuro. Per esempio, HSBC gestisce un ETF, fallisce, tu perdi tutto. Capito il mio punto? Fai i piani di accumulo che vuoi ma diversifica, chiaro? Il fatto che l'ETF è diversificato non riduce il rischio di fallimento dell'emittente. Scusa se non mi sono spiegato forse bene prima! Ciao.

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    2. Ti sbagli, se l'emittente fallisce non corri nessun rischio: i titoli acquistati per replicare l’etf una volta collocati presso la banca depositaria costituiscono patrimonio separato rispetto a quello della SGR. Per cui il destino della SGR non avrà ripercussioni sui titoli depositati e custoditi presso la stessa banca depositaria.
      Cmq al di là dello strumento, la mia domanda era incentrata sulla bontà o meno di investire sulle borse mondiali a bassissimo costo con acquisti periodici visto che molti hanno risparmio periodico piuttosto che un capitale unico da investire.

      Il tuo punto di vista e sempre interessante x me visto che spesso è un "canto" fuori dal coro e cerco di informarmi più che posso per prendere in autonomia le migliori decisioni sul mio futuro finanziario.

      Saluti. Mimmo

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    3. Il mondo sta per andare in recessione, quindi investire sul mondo ha dei rischi adesso. Certo il PIL mondiale finora è sempre cresciuto dal dopoguerra, nel lungo periodo. Continuo a dire che secondo me il rischio emittente c'è sempre, ma magari mi sbaglio (non sarebbe nè la prima nè sarà l'ultima volta). Ciao.

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    4. Ciao Mimmo,
      i PAC sono uno strumento di investimento ormai antico, apparso all'inizio degli anni '80 con la legge istitutiva dei fondi comuni di investimento e la nascita del risparmio gestito in Italia.
      La ratio del risparmio gestito è questa: poichè l'investitore medio non ha le competenze nè il tempo per scegliere i migliori prodotti finanziari, affidi a pagamento il capitale a esperti che lo gestiranno nel suo interesse diversificando nel migliore dei modi. Lo scopo del risparmio gestito è tenerti sempre investito (l'unico modo per lucrare commissioni), la scusa è che nel lungo periodo si guadagna sempre.
      In questo panorama i PAC si inseriscono come strumenti vantaggiosi per investire il risparmio periodico, perchè acquistando quote a prezzi diversi nel tempo si riduce l'effetto del market timing e dunque la volatilità complessiva dell'investimento, ma lo scopo dell'investimento rimane sempre lo stesso (buy and hold).

      Detto questo supponiamo tu decida di investire il risparmio mensile ai fini pensionistici su un orizzonte temporale di 40 anni.
      Concordo sulla scelta dell'ETF che investe sulle borse internazionali, perchè a basso costo, sufficientemente liquido e volatile, sono anche d'accordo con te che non esista rischio di controparte perchè Ishares, l'emittente dell'ETF, effettua esclusivamente la replica fisica del benchmark, apprezzo l'idea di aumentare l'importo delle rate quando il mercato perde e ridurlo quando il mercato sale, infine concordo anche sul fatto di gestire il PAC per proprio conto.

      A questo punto ti faccio una domanda, anzi due, per valutare la bontà del tuo piano d'investimento.
      1) Supponiamo che tutto prosegua per il verso giusto (leggi i mercati azionari mondiali hanno dato buoni rendimenti positivi per anni), e tu ti sia costituito nel tempo un discreto gruzzoletto. Cosa fai se dal quel momento in poi le borse mondiali iniziano costantemente a perdere? Rimani sempre investito? Lo dico perchè chi quel gruzzoletto lo aveva ai massimi del 2000, restando sempre "dentro" se ne è ritrovato la metà 9 anni dopo, agli inizi del 2009 .... alla faccia che nel lungo periodo si guadagna sempre. Restare sempre investiti e rischiare una perdita del capitale del 50% è, a mio avviso, semplicemente da folli! Per cui ti chiedo: hai un sistema di "entrata e uscita" che ti permetta di evitare i drawdown del 50% e più e ti indichi quando è il momento di uscire e di rientrare nell'investimento?
      Il che mi porta alla seconda domanda.
      2) Nel mentre che il mercato perde costantemente (anche ammesso che tu esca col capitale guadagnato) il PAC lo continui o lo blocchi?

      Poichè nell'arco di 40 anni perdite del 50% sulle borse ne vedrai più di una, sono domande importanti che, secondo me, devono trovare risposta prima di inziare il PAC.

      Ciao
      Fabio

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    5. Ciao Fabio,
      Leggo sempre con interesse i tuoi interventi.
      Cerco di risponderti: il mio pac è meglio definirlo un investimento a rate che utilizzo con una buona parte del portafoglio e consiste, semplicisticamente, nel dividere il capitale in 24 rate, parcheggiarlo su conto deposito e investire su sp500 o msci world con la prima rata quando i prezzi stanno sotto la media mobile a 200 gg su sp500. La rata aumenta se i prezzi calano in base a mie percentuali di calo. Se i prezzi superano sma200, entro con tutto il capitale. Poi aspetto. L'uscita di cui mi chiedevi, avviene in 2 rate, 50% quando prezzi vanno sotto SMA100 e altro 50% quando vanno sotto SMA200 e poi riparto. Il momento di osservazione e solo ogni ultimo gg del mese x limitare i falsi segnali. Questo trading system pigro non ha pretesa di fare meglio del mercato ma quella di ridurre i drowntown con decenti guadagni. Come qualsiasi metodo, ha i suoi punti deboli chiaramente.

      Ciao. Mimmo

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    6. Ciao Mimmo,
      è un buon trading system di lungo periodo, indicato soprattutto per chi non ha tanto tempo da dedicare ai propri investimenti, che consente comunque di evitare grosse perdite.

      Personalmente, verso la fine del piano quando il "gruzzoletto" inizia ad essere consistente e non posso più permettermi di perdere grosse cifre, cercherei di ridurre ulteriormente il rischio (l'unica variabile che possiamo veramente controllare) mettendo uno stop-loss alla perdita massima in valore nominale che siamo disposti a sopportare (non è lo stesso perdere ad es. il 15% su 10.000€ piuttosto che il 15% su 100.000€).

      Fabio

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    7. Non esiste una fine del piano. E un trading system e lo seguo scrupolosamente a tempo indeterminato o fino al mutare dei miei obbiettivi finanziari. Questo è parte di una più ampia gestione finanziaria in cui sono presenti altre quote di ptf gestite in modo differente.
      Quando avrò raggiunto, se mai lo raggiungerò, il capitale che mi sono prefissato, inizierà la fase di conservazione dello stesso. Peccato per l'inefficienza fiscale data dagli etf.

      Ciao. Mimmo

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    8. L'inefficienza fiscale è l'unica pecca degli ETF purtroppo.

      Per chi non lo sapesse le plusvalenze realizzate con la vendita di un ETF non sono compensabili con le minusvalenze pregresse, come invece avviene nel caso di vendita di azioni, obbligazioni, titoli di stato, certicati, ETC, ETN e prodotti derivati.

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  7. GLI ETF POSSONO FALLIRE?
    Gli ETF quotati su Borsa Italiana sono, a seconda dello strumento, o Fondi Comuni di Investimento oppure Sicav che, come noto, hanno un patrimonio separato rispetto a quello delle società che ne hanno curato o curano le attività di costituzione / gestione / amministrazione / marketing ecc... Gli ETF pertanto non sono esposti a un rischio di insolvenza (e di conseguenza non richiedono un rating) neppure nel caso in cui le società appena menzionate risultino insolventi. Si rammenta che gli ETF sono invece ovviamente esposti al rischio che le azioni, le obbligazioni e gli altri strumenti in cui è investito il loro patrimonio perda valore.
    Fonte: https://www.borsaitaliana.it/etf/formazione/faq-domandefrequenti/faq-domandefrequenti.htm

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    1. Posso farvi una domanda? Al di là della costruzione e dei regolamenti di uno strumento finanziario, se c'è rischio oggi a lasciare liquidità in un conto, può essere logico che il patrimonio a garanzia di un ETF, che magari è un pugno di derivati, sia più sicuro? Anche i conti sotto i 100.000€ sono garantiti - voglio vedere se salta tutto il sistema bancario che succede davvero.

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    2. Ivano avere un ETF a replica fisica implica possedere esattamente le quote dei titoli presenti nel sottostante. Nessun derivato.
      È come se comprassi 10 titoli azionari e la banca che ha tuo deposito titoli fallisce. In quel caso mica perdi i tuoi titoli che sempre tuoi rimangono. Stesso vale x gli ETF che sono semplicemente un contenitore. Detto in parole semplici.

      Ciao. Mimmo

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    3. Calma, calma non facciamo di tutta l'erba un fascio.

      Se un ETF è a replica fisica significa che l'emittente compra tutti i titoli nelle esatte percentuali in cui compongono l'indice (caso di replica fisica completa) o compra solo i titoli più rappresentativi dell'indice (caso di replica fisica a campionamento). Non viene stipulato alcun contratto derivato tra l'emittente e una terza parte, come avviene invece nel caso di replica sintetica. L'emittente cura l'emissione delle quote, la gestione e l'amministrazione del portafoglio, ma tutti i titoli acquistati vengono depositati presso una banca depositaria, che deve custodirli con "la diligenza del buon padre di famiglia" (art. 1768 c.c. primo comma) e costituiscono patrimonio separato da quello della società emittente. Cosa succede se l'emittente dell'ETF fallisce? Che i creditori del fallimento non possono aggredire il patrimonio dell'ETF, che verrà liquidato e rimborsato agli acquirenti. Cosa succede se fallisce la banca depositaria? Che i creditori della banca non possono aggredire il patrimonio titoli dell' ETF sul quale la banca esercita solo un diritto di custodia (si applicano le norme del contratto di deposito in generale) e il diritto di custodia verrà semplicemente trasferito ad altra banca scelta dal giudice del Tribunale del fallimento. Infine cosa succede se fallisce la banca presso la quale si ha il conto titoli con dentro l'ETF? Che il curatore fallimentare sarà obbligato a trasferire l'intero conto titoli presso altra banca da noi scelta: niente verrà perso, si dovrà solo attendere un certo periodo di tempo.

      Diverso è il caso dei contanti depositati in banca. Nella fattispecie si applicano le norme dei depositi bancari (artt. 1834 e seguenti del c.c.) e non quelle dei depositi in generale. L'art. 1834 del c.c., primo comma recita testualmente "Nei depositi di una somma di denaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi". Sì avete capito bene, i soldi depositati in banca non sono più vostri, ma sugli stessi avete solo un diritto di credito. Provate a chiedere ad un banchiere che cosa ne fa dei "vostri" soldi e vedete se vi risponde o vi ride in faccia! Ecco perchè in caso di bail in della banca nella quale abbiamo aperto un c/c si "rischia" di perdere tutto. I famosi 100.000€ sono semplicemente "garantiti" dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (art. 1179 c.c.) ma garanzia legalmente non significa "certezza".

      L'ipotesi che salti tutto il sistema bancario la ritengo piuttosto remota, ma se dovesse succedere potremmo semplicemente parlare di un evento di portata pari alla "fine del mondo".

      Infine un breve accenno agli ETN e agli ETC, che sono cosa diversa dagli ETF. Qui si tratta di un titolo di debito dell'emittente, sul quale l'acquirente ha un semplice diritto di credito. Se l'emittente fallisce l'acquirente diventa un semplice creditore chirografario al pari di altri (per capirci stessa sorte degli obbligazionisti di banche fallite) e per sperare di recuperare qualcosa è costretto a fare domanda di insinuazione al passivo.

      Fabio

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  8. Ah ragazzi! Vi vorrei sempre cosi partecipativi su questo blog! :-)

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  9. Molto, molto interessante. Un sentito ringraziamento a Fabio per il dotto contributo.

    Un saluto
    Andrea

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