domenica 11 febbraio 2018

Aggiornamento FTSE MIB al 9 febbraio 2018

Draghi ed i nostri governanti europei o non se ne sono accorti oppure fanno i pesci in barile ma il vero problema che si sta affacciando e che fa innervosire i mercati è l'inflazione.

Certo le macchinette regolate sul VIX fanno da detonatore, ma non sono loro la causa dei crolli, solo l'agente dell'effetto. La causa è sempre stata lì, la ripresa è inesistente, e appena la FED o chicchessia minaccia di chiudere i rubinetti, le borse vanno nel panico.

Cipro non si è mai ripresa dal botto del prelievo forzoso (che da noi è sempre meno una opzione remota), ed è già in deflazione...











...la Grecia è un altro paese finanziariamente morto...
...la Spagna, portata ad esempio per il suo 3% di inizio 2017, ha fatto un penoso 0,5% a gennaio...

...e la "virtuosa" Finlandia? Ad ogni giro sempre meno.



L'Italia segue lo stesso trend, per chi se lo stesse domandando. Reggono di più francia, germania, olanda, etc. ma sono comunque ben lontani dal 2%.

Il problema è abbastanza globale (anche la Cina ha un penoso 1,5% di inflazione a Gennaio), ed accade in special modo ovunque ci sono stati i vari Quantitative Easing, Stati Uniti inclusi. Su Borsole già avevamo scritto sul fatto che i QE di Draghi non aiutavano i popoli ma solo gli speculatori, qui e qui.

Quale è l'unico paese che ha un'inflazione sana in occidente? Lo UK, tanto per stendere una pietra tombale sui principianti ed i cialtroni dell'economia, e le loro locuste dell'iperinflazione dovute alla BREXIT.


















Non solo, ma la Banca d'Inghilterra è l'unica al momento che riesce a fare aumenti dei tassi senza rischiare un olocausto borsistico. Non credo durerà, il mondo è in mezzo ad una deflazione da debito e senza un minimo di reset unito a delle politiche keynesiane niente può ripartire in via definitiva.

Per quanto riguarda Milano teniamo d'occhio la situazione. Potrebbe cambiare la conformazione rialzista e spostarsi al ribasso. I volumi di lunedì scorso erano davvero imponenti.

C'è una resistenza che impedisce oramai dal lontano 2011 la salita dell'indice. Il mercato infrange lì i suoi sogni di gloria ogni volta.


Se continueremo a salire con poco "carburante" allora sarà distribuzione. Ce lo dovrebbe confermare una sopravvalutazione dell'indice stesso.

Gli avvenimenti che vedete in questi giorni sono ciò che mi lasciava perplesso sui PIR, come scrissi tempo fa. Con queste scoppole che differenza fa se si pagano le tasse oppure no? E se fossimo su un massimo come quello del 2011, in che punto del grafico vi ritrovereste alla scadenza del vincolo di detenere le azioni in portafoglio? Le aziende nei PIR in quegli anni staccherebbero i dividendi? In quegli anni dormireste la notte?

In borsa come nella vita più si ha il pieno controllo della situazione, meglio è.

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