mercoledì 9 dicembre 2015

Pensieri sulla società di oggi

Oggi pubblico una mail di un lettore.

"Ciao Ivano,

Non mi piace lavorare in questo momento, così ho pensato di scriverti, perché sei tra i pochi che possono capire come mi sento. Mi vengono pensieri tristi oggi in testa, penso alle persone che soffrono nel mondo e che ciò non è giusto. E che nessuno di noi può avere idea di quello che sentono finchè non si provano le stesse cose sulla propria pelle.

E così, anche se il mio lavoro non mi disgusta, all’improvviso mi sento così male stando qui, come se fossi in castigo. Mi piace venire al lavoro e vedere i colleghi e mi piace quello che faccio ora molto di più di quello che facevo tempo fa, perché mi sembra utile. Però continuo a pensare che devo fare molte cose a casa, che sarebbero molto più utili per me, perché mi farebbero sentire meglio proprio quando passo del tempo lì. Però d’altro canto, quando passo un giorno da solo in casa, molte volte non ho voglia di far nulla, mi metto a leggere, oppure a pensare a quello che amo. 

E questo mi fa sentire colpevole.

E’ vero, la società in cui viviamo ci obbliga (ci ha convinto) ad essere produttivi in ogni momento, altrimenti ci sentiamo inutili o colpevoli. Il condizionamento è così forte che anche se sai che esiste, non riesci ad evitarlo completamente.

Pensa anche ai regali. Altra cosa che mi ha fatto stare male oggi: 

Collega: Non mi hai detto grazie per il regalo. 

Io: Beh si, grazie. 

Collega: Non ti è piaciuto, altrimenti, mi avresti detto grazie prima.

Qui il bon-ton mi avrebbe detto che avrei dovuto mentire, però io non riesco a dire bugie, soprattutto quando vengo colto di sorpresa. Mi ero completamente dimenticato di ringraziarlo! A me i regali mettono a disagio, sono più un problema che una gioia, perché mi sento in colpa se non mi piacciono. 

Io: è che il tuo regalo non mi piace. Mi compro da solo certe cose e... le trovo speciali per questo! 

Collega: Allora sarebbe stato meglio regalarti qualcos’altro. 

Io: Si, quasi mai mi regalano qualcosa che uso davvero.

Almeno sono stato sincero, ma il mio collega non l’ha presa bene credo. La verità è che ho capito che anche se passo molto tempo qui, la gente mi conosce appena, perché al lavoro oggi (ma spesso anche fuori) le amicizie sono sempre più superficiali. E se uno non mi conosce, non può farmi regali che uso. Per cucinare ad esempio uso una marea di ingredienti – cioccolato, frutta secca, olio, burro. Se volessi comprarli di qualità, sarebbero carissimi. Quindi la verità è che conosco poco la differenza tra ingredienti di qualità alta o bassa, perché non posso permettermeli sempre, e se mi regalassero queste cose utili, sarebbe molto meglio.

Se mi avessero conosciuto bene, non gli sarebbe mai venuto in mente di regalarmi un’altra camicia, visto che dico sempre che ne ho l’armadio pieno! Ne avrò una trentina, più altrettanti pantaloni e diverse paia di scarpe. Non mi serve più nulla. Penso di avere così tanti capi di abbigliamento, che sono diventato immune anche al "richiamo" dei saldi!

Lo so che sembra una stupida lamentela, su un regalo poi, quello che dovrebbe essere un bel gesto. Però questa storia dei regali fatti “perché è buona educazione farli” è uno spreco di denaro, risorse naturali ed energia. Forse esagero, ma ormai ogni regalo mi stressa!

Adesso un altro collega vuole farmi un regalo ed io già sono nervoso. Lo ho già detto, non riesco a fingere che una cosa non mi piaccia. Il primo pensiero che mi viene è: “anche stavolta non hanno pensato a chi sono veramente”. Gli ho detto che non voglio regali, ma non c’è stato verso. Gli ho detto che preferisco la compagnia della gente, che invece non si riesce ad ottenere, perché nessuno ha tempo per nessuno, tutti troppo impegnati a correre chissà dove. Mi sembra quasi che la gente faccia regali perché sente che non cura abbastanza le proprie amicizie. Come quei genitori che comprano regali ai figli perché lavorano sempre, e non hanno mai tempo da passare con loro

E adesso che ho avuto qualcosa che non mi piace, mi viene anche la voglia di comprarmi una cosa che mi piace, per compensare. Il mio "io" ragionevole sa che è stupido e quindi non lo farò, ma la parte consumistica del mio cervello, che non riesco a far sparire del tutto, vuole un regalo!

Ecco i miei pensieri. Se ti posso scrivere ogni tanto, mi farebbe piacere, ma siccome sembra una lettera di lamentele, capisco se mi chiederai di smettere. Leggili con un po’ di spirito critico, alla fine spesso esagero. In fondo sono in salute, non ho nessun vero problema, non dovrei lamentarmi, come molti di noi. 

Ti auguro una buona giornata,
YYY"

Caro amico, se mandi sempre lettere come questa – intasami pure la posta!

4 commenti:

  1. La nostra società é fatta di consumatori non di persone. I rapporti personali sono basati sull'utilità (intesa in senso di sfruttare gli "agganci" altrui per giungere a qualche obiettivo). Credo che chiunque abbia un minimo di buon senso si renda conto che la maggior parte degli individui punta all'accumulazione di denaro e al sesso (vissuto da consumatore in modo di poter ostentare le numerose conquiste come trofei). Il consumatore materialista é talmente egocentrico da non poter capire nulla (paradossalmente nemmeno sé stesso). Senza dubbio siamo tutti fortemente e pesantemente condizionati ma benvengano i momenti di sconforto in cui rientrare in contatto con sé stessi. Benvengano anche i momenti di ozio e svago che credo siano una forma di rivolta alla disumanizzazione in atto da decenni in nome della produttività. In tutto questo buio rimane una luce forse. Tra una marea di robot se si ha la fortuna di incontrare una persona umana probabilmente si riesce a darle ancora piú valore e a sentirsi in buona e sincera compagnia. Arriverà anche la fine del culto del denaro e della mercificazione di ogni cosa. Intanto accontentiamoci di leggere parole semplici scritte da una persona che mostra buonsenso e umanità!

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  2. Forse sono tutti troppo impegnati a correre ... a fare regali !
    Battuta a parte, leggendo queste righe mi viene in mente che a forza di vivere tra i "robot", mi accorgo che, mio malgrado, sto perdendo la sensibilità e l'attenzione per gli incontri con le persone vere.
    Altra cosa, che trovo agghiacciante (e preoccupante, chiedendomi che adulti saranno) quanto i bambini di 6-7 anni siano impegnati nelle varie attività: a volte escono di casa la mattina per andare a scuola e tornano la sera alle 19, stremati ! Quand'è che possono giocare in pace o mettersi a disegnare, inventare cose con i mattoncini ?
    Ciao.

    Pier

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    1. Si Pier, anche a me fa paura pensare a che adulti saranno domani i bambini di oggi...

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