mercoledì 11 settembre 2019

Cervellocidio



Dopo un doppio processo, voluto dalla Cassazione che ha chiesto di rideterminare e aggravare la pena, Vincenzo è stato condannato all'ergastolo.

Roberto Pirrone è stato condannato a 30 anni (il doppio della pena inflittagli in primo grado, 16 anni) per l'omicidio di Idy Diene, un ambulante senegalese.

La corte ha riconosciuto l'aggravante dei futili motivi: Roberto era uscito per andare sul ponte Vespucci a Firenze per suicidarsi, ma poi ha cambiato idea ed obiettivo.

Anche se i giornali dicono che quello di Roberto, 65 anni, è di fatto un ergastolo, per me non lo è affatto, ed è la prova di un fenomeno che diventa sempre più diffuso da quando l'opinione pubblica si è inventato il femminicido e l'omofobia.

Ricordiamo che nel codice penale il reato di femminicidio non c'è, perchè per la legge italiana è sbagliato uccidere un altro essere umano, indipendentemente dai suoi tratti distintivi. Inoltre la legge prevede già le aggravanti per futili motivi, come può essere l'uccidere una donna perchè ti ha lasciato o un extracomunitario su un ponte perchè sei pieno di debiti. Oppure qualcuno solo perchè è omosessuale.

Ma la retorica del mainstream è da anni chiara, tanto che in parlamento è un prolificare di leggi speciali per le donne e gli omosessuali.

Eppure sembra che i due pesi e le due misure siano frequenti, non solo per la giustizia italiana ma mondiale.

Un documentario della giornalista Cassie Jaye, dal profetico nome "the red pill", ha cercato di mettere dei dati dietro a questo fenomeno che vede le donne continue vittime e prede degli uomini, tutti per definizione stupratori, machisti e violenti. Apriti cielo, per farlo vedere ha dovuto passere le forche caudine delle femministe, che ovviamente lo hanno giudicato senza neanche guardalo, un po' come successe per VAXXED e altre pellicole non desiderate del pensiero dominante.

Anche un libro di Barbara Benedettelli ha trattato questa problematica, un libro per la cronaca introvabile.


Veniamo quindi ad alcuni numeri, presi da qui (dove trovate molti più numeri ed anche i link alle fonti) ma presenti anche nel documentario. In Italia gli uomini sono:
  • il 79% delle vittime di suicidio (2400 ogni anno).
  • il 79% delle vittime di omicidio (350 ogni anno).
  • il 55% delle vittime di violenza domestica  (50 mila ogni anno).



Gli uomini subiscono la discriminazione delle istituzioni:
  • Le donne possono andare in pensione prima degli uomini.
  • Gli uomini pagano il 70% delle tasse, ricevono il 30% delle prestazioni medico-assistenziali
  • L’occupazione femminile è incentivata a scapito della disoccupazione maschile.
  • Gli stati impongono “quote rosa” di donne, ma solo ai vertici delle aziende e dalla politica, mai nelle miniere o nelle acciaerie.



Gli uomini subiscono la discriminazione della magistratura civile:
  • Il 74% delle separazioni sono chieste da donne.
  • Solo il 4% delle donne paga un assegno di mantenimento.
  • Nell’87% dei casi gli uomini perdono la casa coniugale.
  • Solo il 4% dei bambini venivano affidati ai papà; da quando esiste l’affido condiviso la magistratura ha inventato la figura del “genitore collocatario” (non prevista dalla legge) in maniera che nulla è cambiato.
  • A causa di queste discriminazioni il 93% dei suicidi post-separazione sono maschili.
  • Nelle separazioni sono false l’80% delle accuse di maltrattamento ed il 92% delle accuse di pedofilia.
  • Se sei una calunniatrice, lo stato italiano ti paga un avvocato, spesso una femminista specializzata nella calunnia di genere. Se sei un calunniato, devi pagarti un avvocato e lo stato si prende con le tasse il 50% delle parcelle.



Gli uomini subiscono la discriminazione della magistratura penale:
  • Madri infanticide: 20% in carcere.  Padri infanticidi: 80% in carcere.
  • Il 58% degli abusi sui bambini sono commessi da donne (dati USA).
  • A parità di reato gli uomini ricevono pene 63% più severe (dati USA).
  • Per violenza domestica vanno in prigione l’83% degli uomini ed il 58% delle donne (dati USA).
  • La discriminazione di genere è 6 volte maggiore della discriminazione razziale. Ad esempio, la probabilità che una persona condannata finisca in carcere è: 18% per le donne bianche, 32% per le donne nere, 48% per gli uomini bianchi, 55% per gli uomini neri (dati a Chicago, USA).
  • Gli uomini subiscono l’81% delle false accuse, che colpiscono 11 uomini ogni 100, sono fatte al 70% da donne, nel 26% dei casi sono finalizzate ad impadronisi dei figli: le più usate sono: falsi abusi su minori (74%), falsi abusi sessuali (48%), falsa violenza domestica (29%) (dati USA).
  • In seguito all’invenzione del test del DNA, centinaia di uomini condannati nel passato per stupro sono stati riconosciuti innocenti.  Il 41% delle accuse di stupro sono false.
  • Il 96% dei carcerati sono uomini; le donne condannate possono scontare pene detentive ai domiciliari (legge Finocchiaro).


Potremmo andare avanti, ma il punto è un altro. Mentre le donne si fanno convincere dalle chiacchiere su una realtà inesistente (già spiegai secondo me da dove viene la differenza salariale), a tutti sfugge il punto più importante della vicenda. Chi paga il conto del non guardare i numeri è proprio la giustizia, che spesso non arriva a compimento proprio per tutte quelle pippe mentali che ci stiamo facendo. Un vero cervellicidio. Basterebbe chiarire che un reato è un reato, senza nessuna discriminazione, e se compiuto per motivi del menga (futili), la punizione sarà esemplare.

A chi trova diverso venire ucciso in casa da un ladro (quindi per il maledetto denaro) oppure dal proprio marito geloso (quindi per colpa dell'ego) posso solo dire una cosa: sempre sarete cibo per i vermi.

Davvero vi interessa discettare del sesso degli angeli, o preferireste avere la certezza di vedere il vostro carnefice in galera o nella bara accanto a voi?

3 commenti:

  1. Forse sbaglio ma.. prendersela con chi è più debole di te (che sia donna, uomo, bambino, immigrato) è la cosa più schifosa del mondo.

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    1. Sicuramente la legge dovrebbe difendere i più deboli, non le categorie di persone.

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