giovedì 26 gennaio 2017

Economisti sull'orlo di una crisi di nervi

I media italiani, che sempre allietano le mie giornate con articoli esilaranti, non cessano di stupirmi. Infatti penso sempre di aver visto toccare il fondo, salvo ricredermi ogni volta. 

E' proprio vero che il peggio non è mai morto.

Oggi trovo questo articolo, che riporta il mea culpa di nientepopodimenoche?

Il Chief Economist della banca di Inghilterra, che preferisce umiliare se stesso e la sua professione piuttosto che ammettere che le cose si sapevano, ma per qualche motivo si è preferito ignorarle.

E cosa si sapeva?

A costo di ripetermi (e nauseare i miei lettori) si sapeva che la situazione non è come vogliono mostrarcela, in particolare:

C'è vita fuori dall'unione europea! C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea!  C'è vita fuori dall'unione europea! 

Non si muore, non arrivano le piaghe d'Egitto, non è vero un cazzo di quello che ci raccontano!

Ma no, la ragione dell'errore non è quella. La colpa è della crisi dell'economista (nnnnooooooooooooooooooooooooooo, l'economista nnnnnnooooooooooooooooooo), rara patologia che ora si sta espandendo come una pestilenza in tutto il mondo!
Stando ai dati economici dei primi sei mesi dal voto in favore della Brexit, risulta che il Paese non solo non si è arrestato, anzi ha iniziato a crescere più di prima aggiudicandosi la palma del miglior Paese del G7 nel 2016. L'economista è una professione in crisi.
(...) e in generale l’economia britannica ha accelerato dopo il referendum sull’Unione Europea del 23 giugno scorso, anziché rallentare o addirittura crollare come pronosticavano molti analisti. Il pil, infatti, è cresciuto dello 0,3 e dello 0,6 per cento nei primi due trimestri del 2016, e dello 0,6 e dello 0,5 per cento negli ultimi due, cioè nei sei mesi successivi alla consultazione referendaria con cui la Gran Bretagna ha deciso di uscire dalla Ue.
(...) quest’anno l’inflazione si farà sentire nelle tasche dei consumatori britannici e che si prevede un rallentamento dell’economia nazionale nel 2017. La banca centrale inglese stima che nei prossimi dodici mesi la crescita sarà dell’1,4 per cento, che metterebbe la Gran Bretagna all'incirca nella media del G7. 
Non solo l'economia è in crisi adesso, anche il povero economista è in crisi, perché sbaglia tutte le previsioni. Dio mio dove andremo a finire adesso! (lacrimucciadidisperazione)

E poi magari ci stessimo noi nella media del G7 (altralacrimucciadidisperazione). Ma scusate, allora io o altri che ci hanno azzeccato e che vanno dicendo queste cose da anni cosa siamo?

Ahhhhhhhhh ma forse è perché io sono un tecnologo alimentare, non un'economista!

Ecco il segreto!

Allora i medici devono fare i giardinieri, i giardinieri gli idraulici, gli idraulici i commessi, i commessi gli ingegneri, e così via discorrendo.

E tutto si aggiusta. Capite? E' così facile, come non averlo capito subito. Che pirla.

Ma no ragazzi e ragazze dai, scherzavo, lo so, lo avete capito.

La cura a questa crisi la conosciamo bene noi di Borsole. Si chiama onestà intellettuale, perché certa roba si sa da almeno 50 anni.

E allora?

Allora God Save the Queen!

1 commento:

  1. E perché di Romano Prodi che invoca "un nuovo riformismo globale contro la globalizzazione incondizionata" ne vogliamo parlare?

    Per i più distratti stiamo parlando di uno dei padri spirituali di questo scempio di eurozona che schiaccia i salari, distrugge il welfare, impedisce al paese con il più alto surplus commerciale al mondo di rivalutare la propria moneta e costringe gli altri "alleati" ad importare le sue politiche deflazionistiche in una spirale senza fine.

    Lui, che a cavallo tra gli 80 e i 90 ha dilapidato in "privatizzazioni" un patrimonio pubblico quasi incalcolabile, a cominciare dal sistema bancario, creando le basi di tutti i futuri disastri.

    Orbene, quest'uomo ancora parla.

    Ho le braccia livide a furia di darmi pizzicotti. Ma ahimè è tutto vero.

    saluti
    Andrea

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